MUNCH E LA CRISI DELL'UOMO a cura di Mariantonia Avallone di VS

14.06.2018

Personalità complessa e contraddittoria, quella di Munch. In lui, infatti, si ritrovano tutti i grandi temi sociali e psicologici del tempo: dall'incertezza del futuro alla critica della società borghese molto disumana, dal senso di estrema solitudine al tragico incombere della morte, dall'angoscia esistenziale alla crisi dei valori etici e religiosi. La sua infanzia, infatti, è segnata da tragici avvenimenti familiari quali la morte della madre e della sorella, che lasciano un'impronta tragica nella sua coscienza e si riflettono nella sua arte. In realtà, oltre alla sua sofferenza personale che ha influenzato molto la sua produzione artistica, anche gli avvenimenti del suo tempo sono stati molto incisivi.

Tra la fine dell'ottocento e l'inizio novecento, infatti, si verifica una significativa rivoluzione che colpisce i diversi campi del sapere.

Il passaggio a questa nuova epoca è molto traumatico perchè coinvolge ogni tipo di indagine dell' uomo sulla realtà rivoluzionando e andando a minare le fondamenta delle conoscenze precedenti . Nel campo artistico Munch ha espresso il male di vivere con la sua opera maggiore "Il Grido" con la quale manifesta visivamente il crollo delle certezze dell'uomo. Munch dipinge con un linguaggio espressionista: i colori hanno un significato simbolico, sono usati puri, netti e contrapposti tra di loro; hanno tonalità accese che riflettono la paura della morte incombente.

L'artista si distacca dalla vita sociale e dai suoi valori, sempre più banali, materiali ed incapaci di dare all'esistenza un significato vero. Egli afferma che la sua arte ha lo scopo di riflettere sui motivi della sua diversità causata anche da una grande sfortuna esistenziale con svariate problematiche da risolvere che gli hanno dato la sensazione di percorrere un precipizio saltando da una pietra all'altra. Egli manifesta il personale senso di instabilità, di incertezza con il personale dramma di esistere, del suo essere solo di fronte a tutto ciò che lo circonda.

La volontà umana è di gettare chiunque nello sconforto esistenziale. I "demoni" interiori di Munch emergenti dal senso di colpa latente si traducono in angoscia stagnante e soffocamento. L'orrore che induce il protagonista a gridare, si traduce in un'immagine che materializza e personifica l'angoscia cosmica ed è del tutto estranea rispetto al contesto e all'ambiente circostante.

Il terrore indicibile, infatti, viene dall'interno.

Con quel grido Munch vuol dare voce alla disperazione del suo animo e del suo tempo, raffigurando con gelida spietatezza la condizione esistenziale del '900 in uno stile pittorico inquietante.

Il centro compositivo dell'opera è la cavità della bocca aperta dalla quale si dipartono le onde sonore del grido, che contagiano la natura circostante, il paesaggio ed il cielo che vengono travolti in un vortice potente che annienta. Le altre due persone che fanno da sfondo sul sentiero e che sono completamente indifferenti alla sofferenza come se stessero su un altro pianeta, rappresentano la società rispetto alla quale Munch si sente estraneo, diverso. L'energia del movimento ad onda domina quasi tutto, incombendo soprattutto sulla figura per farne liberare l'angoscia interiore, facendola esplodere con un grido liberatorio...... il grido di chi si sente diverso, avulso dalla società e senza la solidarietà umana. Ma quanto nel suo essere diverso, ha inciso la crisi dei valori della sua epoca? Quanto, invece, le personali vicissitudini molto tristi ed angoscianti che hanno minato il suo equilibrio e dilaniato la sua anima tormentata? Egli cerca di trovare nell'arte lo stimolo per manifestare il suo mondo interiore ed estrinsecare il suo dolore ma non basta perché deve cedere al delirio della sua incombente patologia psichiatrica .... inevitabile e struggente.....ma geniale e foriera di ispirazione fantastica che lo renderà diverso si, ma protagonista di una nuova forma artistica che sconvolgerà il modo di dipingere del suo tempo.

FEDE E SCIENZA NELL'ARTE

DI LEONADO DA VINCI  - a cura della classe IVN

I nomi degli artisti vissuti all'epoca di Leonardo custodiscono uno straordinario repertorio di storie sorprendenti. Spesso basta un nome per far luce sui segreti più intimi della vita di un artista, spesso il nome di famiglia o una passione diventa un marchio di fabbrica. Il Verrocchio, maestro di Leonardo, assorbe il cognome dall'orafo Giuliano Verrocchi, presso il quale lavora da giovane. Il cognome di Leonardo da Vinci, invece, rappresenta un caso singolare perché non rispetta nessuna di queste tradizioni; i fiorentini nel riferirsi a lui non fanno alcun cenno né al padre né alla sua professione. L'artista sembra figlio di nessuno. Il motivo è piuttosto delicato: Leonardo è il figlio illegittimo di Sir Piero, giovane notaio in carriera, che non ha saputo resistere al fascino della bella Caterina, una contadina che vive nel suo paese. Leonardo viene così al mondo per sbaglio perciò il padre, impegnato in affari con i membri delle famiglie nobili, inclusi gli stessi Medici, non lo riconosce. Non può certo rovinarsi la reputazione per un "imprudente gioco da ragazzi".

Il bambino è accolto in casa del nonno, Ser Antonio, il quale segue da vicino l'infanzia di Leonardo: senza di lui il destino dell'artista sarebbe stato molto diverso.

Se consideriamo una delle prime opere giovanili eseguite da Leonardo, presso la bottega del Verrocchio l'ANNUNCIAZIONE (1473-74, Galleria degli Uffizi, Firenze) possiamo notare che il tema era quello di giocare con l'idea che Dio potesse bussare all'improvviso alla porta di casa e sconvolgere la vita quotidiana di una donna: la Vergine. Sulla tavola è rappresentato un leggio (il quale riprende i sarcofagi antichi), che divide la candida Donna e l'angelo raffigurato nell'atto di inginocchiarsi, per salutare Maria, con le ali ancora spiegate davanti ad un suggestivo paesaggio di alberi e montagne lontane.

Gli artisti dell'epoca giocavano soprattutto sulla variazione dell'architettura, trasformando la casa della Vergine in un palazzo antico. Leonardo, invece, limita al minimo indispensabile la presenza dell'edificio e si concentra sulla resa di uno splendido scenario naturale.

Diversi sono i simboli della Fede:

- Giglio: portato in dono dalla creatura celeste, simbolo della verginità della Donna (e simbolo di Firenze);

- Cipresso: punta dritto verso l'alto, come il cuore della Madonna verso Dio, ma è anche l'albero dei defunti, che prefigura il destino crudele di Gesù.

- Margherite: simboleggiano la bontà di Maria.

Per quanto riguarda, invece, i simboli della Scienza:

-"Prospettiva Aerea": gli oggetti più lontani, non appaiono solo più piccoli, ma anche meno distinguibili e meno nitidi e con un colore attenuato. Ad esempio le montagne appaiono sfocate e azzurrine. Leonardo si accorse che l'aria non è del tutto trasparente, ma ha una sua densità che si interpone tra l'occhio dell'osservatore e l'oggetto osservato e in qualche modo "sporca" la percezione delle cose.

- Sfumato: prevede l'impiego di una serie di leggerissime velature trasparenti, sovrapposte, che gli permetteva di graduare colori e luci. Inoltre questa tecnica riesce ad eliminare i contorni delle figure, "fondendoli" così nell'atmosfera.

- Prospettiva: "sbagliata" in alcuni dettagli: il braccio destro della Vergine risulta più lungo del sinistro, le gambe sono corte rispetto all'altezza del busto e il cipresso si confonde con l'edificio quattrocentesco facendolo risultare più grande. Secondo alcuni storici dell'arte l'errore di prospettiva sarebbe in realtà voluto: infatti, osservando l'Annunciazione da una posizione laterale a destra, la sproporzione del braccio risulta attenuata, per effetto dell'anamorfismo (effetto di illusione ottica per cui un'immagine viene proiettata sul piano in modo distorto, rendendo il soggetto originale riconoscibile solamente guardando l'immagine da una posizione precisa).

- Botanica: rappresentazione minuziosa di fiori e di altre specie vegetali. Caratteristica interessante è che nell'opera sono raffigurati solo esemplari che fioriscono in quel preciso periodo dell'anno.

- Ali: rappresentate proprio nel momento in cui si stanno per richiudere. A differenza delle creature celesti normalmente rappresentate, l'angelo nel dipinto non ha ali di pavone, bensì ali di uccello autentiche, battenti e vive, il cui piumaggio è definito dall'artista in maniera reale a seguito dell'osservazione minuziosa delle piume degli uccelli e della loro anatomia. Nonostante l'artista fosse antireligioso, scettico e antidogmatico, nell'Annunciazione è stato capace di trattare la tematica religiosa in chiave scientifica, fondendo insieme le verità della fede, "irrazionali" con quelle razionali della scienza.

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